[ad_1]
Ottocento milioni: questa è la cifra che l’Europa paga a Mosca su base quotidiana, per acquistare petrolio e gas. Federico Fubini, sul Corriere della Sera, nota come questo abbia implicazioni non soltanto economiche, ma etiche. Perché, di fatto, i paesi occidentali, che pure hanno apertamente condannato l’aggressione dell’Ucraina, si trovano, pur di accedere alle fonti energetiche, a co-finanziare l’azione di Putin.
Dal momento in cui le truppe di Mosca hanno invaso Kiev, è partito uno tsunami energetico, con le quotazioni del gas salite mercoledì del 42,2% sul mercato di Amsterdam. Il carbone è rincarato del 33% mentre il petrolio (Brent) è aumentato del 6%, toccando i massimi dal 2014. Si tratta, nei primi due casi, del doppio e del triplo rispetto ai livelli già eccezionali di inizio anno.
“Districarsi in breve tempo da questa contraddizione è impossibile – si legge sul quotidiano – perché essa è il frutto della miopia strategica dell’Europa almeno dal primo attacco all’Ucraina nel 2014”. Sarebbe quindi “impensabile – per Fubini – rinunciare di colpo a tutto il gas russo, che vale un terzo dei consumi europei, senza chiudere le fabbriche e sprofondare in recessione”.
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio.
Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
[ad_2]
Source link